Analisi del segreto massonico

Analisi del segreto massonico

Non c’è nulla di nascosto se non perché debba essere manifestato, nulla di segreto se non perché debba venire alla luce. (Marco 4: 22).

Vedremo ora come il rapporto tra il segreto massonico e la società profana si allontani quanto più possibile dal passo tratto dal Vangelo di San Marco. 

“A un’unità sociale, invece, ciò è perfettamente possibile: i suoi elementi possono vivere avendo i rapporti più frequenti, ma che essi, costituiscano una società, una congiura o una banda di truffatori, una conventicola religiosa o un’unione per stravaganze sessuali, può rimanere un segreto per sua essenza e in maniera durevole. Da questo tipo, in cui non gli individui ma la loro unione rimane nascosta, si differenziano naturalmente le associazioni in cui questa formazione è nota senza riserve, ma in cui i membri o lo scopo o le disposizioni particolari  della lega costituiscono un segreto, come avviene in molte associazioni segrete di popoli primitivi o presso i Massoni. A questi ultimi tipi la forma del segreto non conferisce evidentemente la stessa protezione incondizionata di cui godono i primi, perché ciò che di essi è noto offre sempre un appiglio per un intrusione ulteriore. Invece queste società relativamente segrete  hanno spesso il vantaggio di una certa labilità; così la lega segreta era la forma in cui i germi potevano conservarsi e svilupparsi come permise loro di fare soprattutto l’Ordine degli Illuminati” (Simmel, “Il segreto e la società segreta”, pg 321)

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Occorre qui dare una specificazione concettuale e definitoria generale del ruolo del segreto all’interno della massoneria. Come denota Simmel, il carattere segreto della massoneria in generale, quindi senza intendere e considerare logge ‘coperte’, non è prettamente riconducibile alla sua esistenza, la quale è in certa misura di dominio pubblico; ma il carattere segreto della massoneria è invece riconducibile ‘ai membri o lo scopo o le disposizioni particolari della lega’, o meglio è riconducibile a tutto ciò che è considerabile relazione o interrelazione interna alla loggia  e tra i fratelli iniziati. Il segreto assume, quindi, nella massoneria, un carattere di protezione come qualità esteriore della loggia, e allo stesso tempo, corrisponde nella loggia, come qualità interiore, la fiducia reciproca dei partecipanti: e precisamente una fiducia del tutto specifica, quella nella capacità del saper tacere.  La fiducia interna può essere di vari tipi: la fiducia nell’abilità degli affari o nella convinzione religiosa o spirituale, nel coraggio o nell’amore, nel modo di sentire onesto – o a seconda del caso – nella rottura radicale con qualsiasi etica o morale. La fiducia nel segreto è quel preciso confine, che come un macro rituale positivo di separazione del sacro dal profano, delimita in modo coercitivo ciò che è ‘riservato’ e sacro da ciò che è pubblico e profano. Il mantenimento del segreto è così labile che le società segrete e in questo caso la massoneria cercano e costituiscono naturalmente dei mezzi per incentivare psicologicamente ed in modo coercitivo il silenzio, la riservatezza e il segreto. Ciò accade nel tipo particolare di società segreta la cui sostanza è una dottrina segreta , un sapere teorico, mistico, religioso o nel caso della massoneria di tipo esoterico. Vedremo come il giuramento e la ‘minaccia di pene’ ricoprano in questo senso un elemento fondamentale all’interno dell’iniziazione.  Così scopriamo che come nelle isole Molucche nella società segreta Ceram il novizio vien obbligato al silenzio per settimane dopo l’iniziazione anche l’iniziato al grado di Apprendista nella massoneria è obbligato al silenzio in Loggia per un anno.

Quindi, il segreto che circonda una società segreta come la massoneria, lo fa come un confine al di là del quale esiste qualcosa di soltanto materialmente o almeno formalmente opposto, perciò il segreto ha la funzionalità di chiudere la loggia e i suoi componenti in sé, in un’unità compiuta. Come spiega Turner, questa caratteristica ha una doppia valenza: “la caratterizzazione e la coesione della cerchia in virtù dell’esclusione rispetto all’ambiente sociale” (Turner, “La foresta dei simboli”, p. 76)

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Ciò che è segreto è tendenzialmente importante, ciò che è importante tendenzialmente innalza lo status sociale dell’individuo, ciò che è segreto ed importante è atto ad essere inclusivo per pochi ed esclusivo per molti, è qui, nel carattere inclusivo ed esclusivo del segreto che si delimita il confine di ciò che è privato e pubblico e di ciò che è sacro o profano, all’interno della massoneria.

“La separazione rispetto a tutto ciò che sta al di fuori della cerchia, la quale – in quanto fatto sociologico generale – si serve del segreto come di una tecnica potenziante, acquista una colorazione particolare in virtù della pluralità dei gradi in cui di solito avviene l’iniziazione alle società segrete fino ai loro misteri ultimi.” (Turner, “La foresta dei simboli”, pg 337)
Prima dell’accettazione anche soltanto nel primo grado si richiede di regola al novizio la promessa solenne di tener segreto tutto ciò che verrà a sapere: in tal modo è compiuta la separazione assoluta e formale  che il segreto può produrre: al principio per cui è incluso chi non è espressamente escluso si contrappone l’altro per cui è escluso chi non è espressamente incluso. Il giuramento di segretezza è uno degli obblighi assunti dall’iniziando, viene pronunciato prima dal maestro venerabile e poi ripetuto dall’iniziando, al suo interno contiene e prevede delle pene coercitive per i colpevoli di spergiuro. Il Prichard, nella sua opera celeberrima “Masonry Dissected” pubblicata nel 1730, quindi successivamente alla tribolazione costituzionale, così riporta il passaggio del giuramento all’interno del rituale d’iniziazione al grado di apprendista:

“Io …… …….. giuro e prometto di mia libera volontà davanti al G. A. D. U. e al mio onore, di conservare inviolabilmente tutti i segreti che mi saranno svelati, e tutto ciò che avrò veduto fare o inteso dire, sotto la pena non di meno che avere la gola tagliata, la mia lingua staccata dalla bocca, il mio Cuore strappato da sotto il seno sinistro, per poi essere sepolti nelle sabbie dei Mari, alla distanza di una corda dalla riva, dove la marea fluisce e rifluisce due volte in 24 ore, il mio corpo fatto cadavere in pezzi per essere bruciato in cenere ed esse sparse sulla faccia della terra, acciocché il mio nome rimanga di esecrata memoria ed eterna infamia tra i massoni”.

Anche Carr in “The ritual of operative fremasonry”, riporta all’interno degli obblighi diversi giuramenti, tra i quali:

“The penalty for breaking this great oath shall be the loss of my life. That I shall be branded with the Mark of the Traitor and slain according to ancient custom by being throatalled so that my soul have no rest by night or by day. Given under my hand and sealed with my lips, this Day. […] What punishment is inflicted on those yt reveals ye secret. Yr. heart is to be taken out alive yr head is to be cut of and yr bodys to be buried in ye sea mark and not in any place wr christians are buried.” [Carr T., “The ritual operative freemasonry”, 1911, The Tyler publishing, Ann Arbor, Michigan, p.30].

William Morgan in “Illusration of masonry” del 1827 riporta un doppio giuramento per certi aspetti dissimile dai precedenti, infatti sembra contenere un riferimento al destino subito dal corpo di Osiride, il quale secondo la leggenda venne ucciso, straziato e i suoi resti sparsi per le rive del Nilo:

‘O that my body had been severed in two in the midst, and divided to the north and south, my bowels burnt to ashes in the centre, and the ashes scattered by the four winds of heaven, that there might not the least track or remembrance remain among men or Masons of so vile and perjured a wretch as I am; ah! Jubela, and Jubelo, it was I that struck him harder than you both – it was I that gave him the fatal blow – it was I that killed him outright!” […] “To all of which I do most solemnly and sincerely promise and swear, without the least equivocation, mental reservation, or self evasion of mind in me whatever; binding myself under no less penalty than to have my throat cut across, my tongue torn out by the roots, and my body buried in the rough sands of the sea at low water-mark, where the tide ebbs and flows twice in twenty-hours; so help me God, and keep me steadfast in the due performance of the same”. [“Illustration of Masonry”, Morgan William, Londra, 1827, p.16].

 

Se tali giuramenti possono apparire estremi la definizione che Oliver diede al termine “pena” nel Dizionario massonico non tranquillizza di certo:

“Si insinua che il torcicollo dei disobbedienti saranno sterminati dalla terra dei viventi, per il giudizio di Dio, anche se la testa è staccata dal corpo con la spada della giustizia umana” [Oliver G.,”A dictionary of simbolical masonry”, London 1853, p. 267].

Tale determinatezza è figlia della tradizione delle gilde corporative dei mestieri medievali in cui la preservazione del segreto determinava l’unicità e l’esclusività dell’insieme delle conoscenze pratiche e teoriche proprie di un mestiere, le quali dovevano essere protette sia dai profani che dagli iscritti a gilde rivali. Anticamente, in diverse società iniziatiche, erano imposte le pene più atroci per agli adepti che si rendevano spergiuri, la leggenda Prometeica ne è un esempio, ma anche le vicende di Tantalo ne sono una prova; anche Edipo perse la vista per aver rivelato il mistero della sfinge, Alcibiade invece venne esiliato e abbandonato alle furie per aver rivelato i misteri di Cerere. All’interno dei circoli pitagorici il silenzio post-iniziatico doveva esser rispettato dai novizi per cinque anni e nel caso uno di essi divenisse spergiuro dei misteri appresi o si fosse separato dalla congrega iniziatica gli venivano celebrati i funerali come se fosse morto e veniva fatto divieto (tabù) pronunciarne il nome. Il silenzio post-iniziatico in massoneria dura invece un anno circa. Apuleio scrisse nell’Asino d’Oro: “nessun pericolo  potrebbe  forzarmi  mai  a  rivelare al  profano  che  cosa è  stato  confidato  a  me  sotto l’impegno della segretezza.” Pare evidente, quindi, il carattere confinante e coercitivo che assume il segreto in relazione alla massoneria e all’iniziazione. All’incremento dell’esclusione verso l’esterno corrisponde qui un pari incremento della coesione verso l’interno. Qui il segreto immateriale, come in un processo alchemico,  si fa muro e confine materiale. Ciò non di meno vale per la difesa dell’integrità del rituale, il Venerabillisimo, infatti, specifica:

“Ultima considerazione; se l’Arte si trasmette con l’Iniziazione rituale, è col silenzio che la si conserva. La divulgazione dei Rituali determina inevitabilmente la loro deformazione; il non iniziato non deve usare gli stessi segni o pronunciare le stesse formule, ne indebolirebbe l’efficacia. I rituali vanno difesi dalla Volgarizzazione del profano”.

 

In merito alla funzione che il segreto svolge, cioè quella di confine regolamentato e istituzionalizzato, filtro e membrana a permeabilità controllata, c’è ora un elemento del rituale dei “lavori di loggia”, (i quali sono un insieme di rituali ‘standard’ che vengono eseguiti ad ogni apertura e chiusura di una seduta nel tempio e all’interno dei quali s’inserisce – l’eventuale – rituale iniziatico), che  rappresenta  il primo ‘dovere’ dei massoni all’apertura dei lavori, cioè quello di ‘controllare che il Tempio sia debitamente coperto’(segreto, al sicuro) al momento d’inizio dei ‘lavori di loggia’. La preservazione della sacralità rituale e misterica è un compito fondamentale, tale per cui è un doppio ruolo quello che vien attribuito dalla massoneria a questa funzione: quella del copritore interno (posizionato all’interno del tempio) e del copritore esterno (posizionato all’esterno del tempio e all’interno della camera dei passi perduti). Nei rituali delle logge inglesi e scozzesi sono contemplate le figure di Inner Guard o (Guardia interna) e Tyler o Outer guard (Guardia esterna). Nelle versioni francesi di detti rituali troviamo tradotto Tyler con Tuileur (Tegolatore) cioè colui il quale mette le tegole, copre con esse la sommità un fabbricato, quindi che copre; anche nei rituali italiani il copritore esterno è spesso chiamato tegolatore. [“Tous les rituels de la gran loge d’Ecosse”, 2007, p. 31] Il dovere del copritore esterno sarà quindi quello di “essendo armato di una spada uscita da suo fodero (sguainata), allontanare gli intrusi, e assicurarsi che i candidati si presentino adeguatamente preparati” mentre il dovere del copritore interno sarà quello di “Ammettere i fratelli sotto prova, ricevere i candidati nella dovuta forma, e obbedire agli ordini del venerabilissimo maestro”. L’effetto combinato dei due ruoli di gatekeepers, guardiani del cancello del tempio, è tutt’altro che univoco rispetto alla segretezza, infatti la copertura rituale del tempio ha anche un valore alchemico:
“Nel rituale di apertura dei lavori in grado di apprendista libero muratore, il tempio viene chiuso ermeticamente, viene operata cioè una doppia chiusura, alla stessa stregua del vaso alchemico: prima esterna ad opera del copritore esterno dipoi interna operata dal copritore interno. In tal modo si inibisce agli estranei di entrare, ma altresì ai partecipanti ai lavori d’uscire. Se assimilassimo, se paragonassimo gli estranei alle distrazioni esterne e i partecipanti ai pensieri non consoni all’oggetto dei lavori? Oppure, gli estranei a influenze esterne e quindi da bloccare perché possono arrecare nocumento al lavoro che ci si accinge a compiere: e i partecipanti alle energie interiori che non devono disperdersi perché servono per compiere l’opera?” [G. Giuliotto “Della massoneria e di altri scritti eretici”, catania, 2010, p.70]

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La loro funzione è quella, quindi, di salvaguardare la loggia sia sul confine profano che sul confine sacro-rituale, nel senso di occultare l’insieme rituale agli occhi dei profani non iniziati, non qualificati per accedervi. E’ quindi condicio sine qua non per accedervi essere stati regolarmente iniziati ai misteri massonici. Entrambe le figure quindi ricoprono il ruolo di guardiano della soglia comune a tutte le tradizioni iniziatiche. E’ quindi duplice la qualità di confine assunta dai copritori, come Giano bifronte, divinità romana degli inizi, sono soglia tra sacro e profano, tra immateriale e materiale, entrambi, da fronti diversi, svolgono il medesimo compito di preservazione della chiusura da un lato e dalla sacralità dall’altro. Così come guardiani al velo di Iside che nessun  mortale ha ancora osato sollevare, essi testimoniano la segretezza dei misteri massonici. Proseguendo con il paragone tra opera alchemica ed iniziazione si potrebbe assimilare il coperchio dell’athanor, il forno che opera la digestione alchemica, con il copritore interno, cosicchè egli sia il responsabile del punto di cottura e fusione dell’opera, custode e guardiano del sacro. Leggendo le costituzioni massoniche del 1723, pubblicate ad opera di James Anderson postume all’unificazione del 1717, si evince in moltissimi passaggi la particolare attenzione riservata al rapporto tra fratellanza massonica e società civile, proprio in funzione di ciò che è da preservare, tutelare, celare e tacere. Quest’attenzione per il rapporto tra iniziati e profani è sommamente evidente nell’articolo 4 del 6° capitolo (dedicato ai “Comportamenti”) delle costituzioni che porta il titolo di “comportamento in presenza di estranei non massoni”, così recita:

«Sarete cauti nelle vostre parole e nel vostro portamento affinché l’estraneo più accorto non possa scoprire o trovare quanto non è conveniente che egli apprenda; dovrete sviare un discorso e manipolarlo prudentemente per l’onore della rispettabile Fratellanza» [J. Anderson, “The constitution of the free-masons”, Londra, 1723, p 55].

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Questo particolare atteggiamento attuato da un gruppo sociale in reazione ad un eventuale stigma è stato osservato da Goffman e riportato in “Stigma, l’identità negata” , nel quale riassunte e sintetizza in tre principali comportamenti la contro reazione praticata: celare o tacere gli indizi su cui si fonda lo stigma sociale; attuare tecniche di neutralizzazione volte a giustificare la devianza sociale; cercare e organizzare una rete di aiuto comune tra stigmatizzati dello stesso tipo. Quest’analisi sembra adattarsi perfettamente alle pratiche di auto rappresentazione pubblica attuate sui diversi piani e nelle diverse costituzioni dal gruppo sociale massoneria.
Un ulteriore elemento che è indicatore del modo e delle forme con cui vien concepito il segreto nell’istituzione massonica è il segno, anche noto come gesto d’ordine. E’ un gesto manuale che l’iniziato al grado di apprendista deve svolgere all’interno del tempio ogni volta che si alza dalla sua postazione, consiste nel posizionare la mano destra all’altezza della gola con il palmo rivolto verso se stesso tenendo il pollice in posizione perpendicolare rispetto alle altre dita, formando quindi una squadra con pollice e indice. Lo specifico significato, (descritto da Jean Stroun in “Secret et Initiation”, 1991, p.79), si rapporta proprio al valore esoterico dell’iniziazione massonica e consiste nel «tagliarsi la gola piuttosto di rivelare i segreti appresi» (ibidem); lo stesso gesto e concetto son ugualmente espressi in “Illustration of Masonry” di Morgan Williams:

“Made from the due-guard by dropping the left hand carelessly; at the same time raise the right arm and draw the hand, still open, across the throat, thumb next the throat, and drop the hand perpendicularly by the side. These movements ought to be made in an off hand manner, without stiffness” [Illustration of Masonry, morgan William, Londra, 1827, p. 79]

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Questo carattere esclusivo per i profani ed inclusivo per gli iniziati ha come scopo il mantenimento del segreto attraverso la costituzione naturale di mezzi per incentivare psicologicamente ed in modo coercitivo l’assoluta discrezione circa i riti, l’appartenenza ed il mestiere. Si potrebbe affermare che l’istruzione di segno della massoneria vuol impartire la capacità di saper tacere. Il carattere aggregativo delle istruzioni a cui si sottopone il novizio è evidente sotto molteplici aspetti, si potrebbe dire che  «la caratterizzazione e la coesione della cerchia in virtù dell’esclusione rispetto all’ambiente sociale» (Turner, 1976, p. 70) sia l’aspetto aggregativo principe. Ciò potrebbe essere confermato sia dal significato che assume la parola segreta rivelata all’iniziato all’esterno del tempio sia dai toccamenti che gli vengono insegnati. I toccamenti hanno l’unico, preciso scopo di inclusione ed aggregazione dell’iniziato in virtù dell’esclusione del profano: il toccamento è un saluto prettamente massonico che differenziandosi a seconda del grado raggiunto dai fratelli che lo compiono permette il reciproco riconoscimento anche all’esterno del tempio; per il grado di apprendista  Morgan Williams fornisce una doppia descrizione della stretta, la prima pronunciata durante il rituale, la seconda descrittiva:

” The rights hands are joined together as in shaking hands and eachsticks his thumb nail into the third joint or upper end of the forefinger; the name of the grip is Boaz, and is to be given in the following manner and no other; the Master first gives the grip and word, and divides it for the instruction of the candidate; the questions are as follows: The Master and candidate holding each other by the grip, as before described, the Master says, “What is this?”; Ans. “A grip.”; “A grip of what?”; Ans. “The grip of an EnteredApprentice Mason.” [Illustration of Masonry, morgan William, londra, 1827, p. 17]
“Take hold of each other’s hands as in ordinary hand-shaking and press the top of your thumb hard against the first knuckle-joint of the first finger near the hand. If the person whom you are shaking hands with is a Mason, he will generally return a like pressure on your hand” [“Illustration of Masonry”, Morgan William, londra, 1827, p. 80].

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Per quanto concerne le “parole sacre e di passo”, seguendo quanto scritto dal Reghini riportiamo un passo di quanto da lui scritto in merito alla natura di queste parole e sulla loro origine:
“Ora accanto ad un gergo convenzionale recente e di ben limitato valore simbolico, quale per esempio tutto il gergo delle agapi massoniche, ed accanto ad un complesso di parole simboliche derivate dall’arte architettonica, è agevole riconoscere nel frasario massonico un insieme di voci e di frasi il cui simbolismo ha un carattere filosofico più profondo e determinato. A questo insieme appartiene indubbiamente il gruppo delle parole sacre e di passo dei primi tre gradi massonici; e l’evidente tradizionale e speciale importanza loro attribuita fa ragionevolmente presumere che in special modo da esse si possa ricavare qualche importante contributo per l’intelligenza del concetto che dei primi tre gradi massonici e della loro allegoria filosofica avevano coloro che tali parole ai singoli gradi assegnarono”(Arturo Reghini, “Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi e il Massimo Mistero Massonico”, p. 3)

“Nel rituale del 1730  troviamo che la parola sacra dell’apprendista è duplice, per domanda e risposta. La domanda è Boaz, la risposta è Jakin; e la parola del compagno è Jakin . Ma prima del 1800 esse si trovano già invertite; un’opera anonima del 1793 assegna Jakin alprimo grado e Boaz al secondo. In quest’ordine le riporta il Lenoir  e si trovano tuttora nel rito francese e nel rito simbolico italiano derivatone” […] “Concludendo, possiamo dire che le parole sacre Jakin e Boaz significano rispettivamente: stabilità e movimento, resistenza e forza, passività ed attività, ossia corrispondono alle due categorie aristoteliche del patire (πάσκειν) e del fare (ποιεῖν); e dal punto di vista psicologico dell’edificazione spirituale alla patientia ed alla virtus, prese nella accezione pagana, non cristiana, del loro valore. Ed abbiamo già veduto che proprio questa è l’interpretazione che è data dall’antico rituale del 1724, per il quale Jakin e Bohaz significano forza e stabilità della chiesa di tutte le età.” [Arturo Reghini, “Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi e il Massimo Mistero Massonico”, p.10 e p.14]
La raffigurazione sottostante è tratta da “The Grand Mistery of Free-masons Discovered” del 1724 e indica le tecniche e i modi per riconoscersi tra massoni.

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Ora, poco in linea con ciò che solitamente vien riportato sul segreto massonico, vorrei evidenziare un aspetto assai rilevante per l’analisi del rapporto tra sacro e profano. L’istituzione massonica speculativa dalla sua fondazione londinese ha provocato e subito numerosissime scomuniche per mano dei regnanti europei e per mano della Chiesa Cattolica. Sicuramente il comune denominatore che legava le misure repressive dei governi europei era la clandestinità delle riunioni e il giuramento di segretezza sui lavori svolti. Questi due elementi furono all’origine delle misure adottate contro la libera-muratoria negli stati europei e nell’Impero ottomano prima e dopo la scomunica di Clemente XII del 1738. L’aspetto maggiormente rilevante, oltre al fatto che la causa principale di scomunica risiedeva nella segretezza dei lavori, si mostra nel fatto che la scomunica cattolica di Clemente XII è stata preceduta da tre provvedimenti antimassonici (per le ragioni sopra elencate) varati ed emessi da stati protestanti. I primi furono emessi dagli stati generali olandesi nel 1735, poi vene il Consiglio della Repubblica di Ginevra nel 1736, infine nel 1738 sia la magistratura d’Amburgo che Federico I di Svezia presero provvedimenti contro la massoneria. Tutti protestanti. La scomunica cattolica di Clemente XII fu preceduta anche dalle editto emesso nel 1737 dal governo di Luigi XV di Francia e dal principe elettore di Mannheim nel Palatinato. Poi vararono provvedimenti antimassonici nel 1743 l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria; nel 1744 le autorità di Avignone, Parigi e Ginevra; nel 1745 il Consiglio del Cantone di Berna, il Concistoro della Città di Hannover e il Capo della Polizia di Parigi; nel 1748 il gran sultano di Costantinopoli; nel 1751 il re Carlo VII di Napoli (futuro Carlo III di Spagna) e suo fratello Fernando VI di Spagna; nel 1755 gli Stati Generali d’Olanda; nel 1756 il Cantone di Ginevra; nel 1763 i Magistrati di Danzica; nel 1770 il governatore dell’Isola di Madeira e il Governo di Berna e Ginevra; nel 1784 il principe di Monaco e l’Elettore di Baviera Carlo Teodoro; nel 1785 il Gran Duca del Baden e l’Imperatore d’Austria Giuseppe II; nel 1794 l’Imperatore di Germania Francesco II, il Re di Sardegna Vittorio Amedeo e l’Imperatore russo Paolo I.
[Fonti per verificare le varie e numerose scomuniche: Carlo Francovich, Storia della massoneria in Italia, dalle origini alla rivoluzione francese, La nuova Italia, 1989, p. 38; Giuliano Di Bernardo, Filosofia della Massoneria, Venezia, Marsilio Editore, 1987, pag. 133; Luigi Pruneti, Antimassoneria ieri e oggi, EDIMAI, Roma, 1995.; Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia. Annali 21: La Massoneria, Torino, p. 143-144;]

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

– Arnold Van Gennep, (2002),  I riti di passaggio, Bollati Boringhieri, Torino

– Victor Turner, (1976), La foresta dei simboli, Morcelliana, Brescia

– Simmel, Il segreto e la società segreta

– Hutton Webster, (1922), Società segrete primitive, Zanichelli, Bologna

– Arturo Reghini, Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi e il Massimo Mistero Massonico

– Oliver G. A dictionary of simbolical masonry, london 1853

– Tous les rituels de la gran loge d’Ecosse, 2007

– Jean Stroun, Secret et Initiation, 1991

– Illustration of Masonry, morgan William, londra, 1827,

– G. Giuliotto della massoneria e di altri scritti eretici, catania, 2010

– Samuel Prichard, Masonry Dissected, 1730

– J. Anderson, The constitution of the free-masons, Londra, 1723

– The Grand Mistery of Free-masons Discovered, 1724

– Robert-Jacque Thibau, (1996), La symbolique des druides dans ses mythes et ses legends, Dervy, Paris

– Carr T., The ritual operative freemasonry, 1911, the tyler publishing, ann arbor, Michigan

– Carlo Francovich, Storia della massoneria in Italia, dalle origini alla rivoluzione francese, La nuova Italia, 1989

– Giuliano Di Bernardo,Filosofia della Massoneria, Venezia, Marsilio Editore, 1987

– Luigi Pruneti, Antimassoneria ieri e oggi, EDIMAI, Roma, 1995

– Gian Mario Cazzaniga, Storia d’Italia. Annali 21: La Massoneria, Torino

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